OPEN DAY IN FAPIM PER I CLIENTI PRINCIPE

L’aereo che ci ha portati a Pisa era irlandese e Piazza dei Miracoli era gremita di turisti stranieri ma… in Fapim abbiamo visto tanta e solo Italia. Un’azienda italiana che esporta il made in Italy in tutto il mondo, con decine di sedi commerciali fuori frontiera e un’unica sede produttiva saldamente legata al territorio che l’ha vista nascere e crescere in oltre 40 anni di vita. Il cuore dell’azienda rimane ad Altopascio ma un nuovo stabilimento sorto pochi chilometri più avanti (a Spianate) ospita da alcuni anni una parte cospicua dell’imponente complesso produttivo. Proprio a Spianate, in occasione del quarantennale, è sorto il Fapim Museum, prezioso contenitore di memorie che ci racconta l’intero percorso aziendale e anche i protagonisti di un sodalizio piuttosto unico nel panorama industriale italiano. Visitando gli uffici e i reparti produttivi possiamo ancora scorgere due dei tre protagonisti (Pacini e Bendinelli), mentre il terzo (Bellandi) ci ha lasciati qualche anno fa consegnando il timone al figlio Massimo. E’ proprio lui, Massimo Bellandi, che ci accoglie e ci accompagna in tutte le fasi della due giorni in Fapim, coadiuvato da Stefano Staccioli e Francesco Busacca. Ma è Luca Baldi che prende le redini del gruppo quando arriva il momento della presentazione dei prodotti nella sala convegni. È ancora lui che ci illustra, poco dopo, l’applicazione pratica delle soluzioni tecniche all’interno di apposite aree formative doviziosamente attrezzate per una panoramica molto efficace del mondo Fapim.

Nelle due giornate trascorse tra Spianate e Altopascio con una selezione di clienti utilizzatori Fapim, abbiamo avuto il modo di constatare il frutto dei cospicui investimenti che Fapim ha destinato negli ultimi anni su prodotti, tecnologia e miglioramento dei processi produttivi. Abbiamo conosciuto a fondo le persone che animano questa bella realtà e abbiamo apprezzato la loro predisposizione all’ascolto e la sobrietà caratteriale che li rende unici in un mondo che troppo spesso valorizza l’apparenza e sacrifica l’essenza.

 

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